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La sede di Roma
L'idea di dotare la radio Italiana di una sede adeguata nasce dalle esigenze del regime fascista. Occorreva dare forza e ufficialità al nuovo mezzo di cui si intuiva lo straordinario potenziale propagandistico. Ci si rese subito conto che i modesti studi dell'URI di Roma, in via Maria Cristina 5, non avrebbero soddisfatto il ruolo strategico che la radio avrebbe dovuto avere negli anni a venire. Con il passaggio dall'URI all'EIAR, sancito dal decreto governativo n°2526 del 29 dicembre 1927, si decise quindi la costruzione di un edificio che potesse soddisfare le esigenze di immagine e magnificenza del nuovo medium, ma che allo stesso tempo fosse progettato e strutturato per poterne permettere il massimo sviluppo tecnologico e qualitativo. Nel 1928, fu progettato il nuovo palazzo della Radio curato dall'architetto ing. Marchesi Cappai, fratello del presidente dell' Uri Enrico Marchesi; la costruzione fu iniziata nell'autunno del 1929, terminata nel dicembre '31.
Il palazzo della radio fu studiato per essere inserito organicamente nell'estetica del quartiere Prati che prevedeva il rispetto delle regole edilizie disposte dal Governatorato di Roma. Viene realizzato in un'area abitativa nella zona signorile della antica piazza d'Armi dove non si poteva edificare più di tre piani sopra il livello stradale, per raggiungere il previsto numero di 5 piani, fu necessario quindi costruirne due sotto il suolo.
Il progetto originale, prevedeva la costruzione di 7 auditori. Il più grande, al secondo piano, mostrava tutta la sua imponenza: 30x14x8, quasi 3000 metri cubi di spazio destinato alla esecuzione di opere liriche e sinfoniche: la sala A, poteva ospitare circa 140 persone tra orchestrali, solisti e cori.
Il secondo grande auditorium, la sala B, posta al piano rialzato, era leggermente più piccola, 25x14x7 metri, poteva ospitare 120 persone ed era destinato per complessi orchestrali più piccoli. Qui ha trovato spazio il grande organo costruito appositamente per l'EIAR secondo i più moderni concetti di trasmissione radiofonica. Altri tre studi, sempre al piano rialzato, erano di dimensione inferiori: l'uno di circa 600 m cubi, adibito all'operetta e musica leggera, un secondo, stessa grandezza, previsto per i piccoli complessi orchestrali, quartetti, quintetti ecc. Un terzo auditorio invece, di circa 300 m cubi, utilizzato per la prosa e la commedia.
Al primo piano, dove si trovavano gli uffici della Direzione Generale, due studi di circa 12 m quadrati erano previsti per la trasmissione di notizie e conferenze, insomma, le prime salette del "giornale radio".
Questa l'originaria struttura del palazzo di via Asiago, che rimarrà pressoché inalterata fino ai grandi ampliamenti edilizi del 1949.
A questo proposito, è forse utile spendere qualche parola sulle tecniche architettoniche e sui problemi di costruzione che l'ing. Marchesi si è trovato ad affrontare in fase di progettazione. Dobbiamo innanzi tutto dire che, contrariamente ai buoni propositi autarchici del periodo, sono state ampiamente esplorate le esperienze coeve di altre nazioni che, proprio in quegli anni, costruivano i propri palazzi della radio. Come ci confessa lo stesso Marchesi Cappai: "La tecnica costruttiva delle sale di trasmissioni per radiofonia, ha fatto notevoli progressi in questi ultimi tempi. Presso le più importanti organizzazioni radiofoniche estere e particolarmente di quelle americane, ove un nostro tecnico è stato appositamente inviato, sono stati attinti tutti i dati sperimentali e tutte le necessarie informazioni per il progetto di questo nuovo edificio".
Il video 1931-2001. I settant'anni di Via Asiago
Il grande problema da risolvere è stato quello della insonorizzazione delle sale. Nessun rumore doveva giungere dall'esterno degli studi che, nonostante la vicinanza, dovevano essere ben isolati fra loro. I due grandi auditori, per esempio, erano costruiti l'uno sull'altro. Sempre l'ing. Marchesi, al proposito: "Sono state fatte delle esecuzioni e trasmissioni di musica per banda da settanta maestri nell'auditorio A, mentre nell'auditorio B sottostante e contemporaneamente in prova un'orchestra di sessantacinque elementi. Alternando le esecuzioni, non era possibile di percepire alcun suono in nessuno dei due auditori, né con l'orecchio, né con il microfono".
Il sistema usato, è stato quello della doppia camera, che si è rivelato poi efficace. In un ambiente con pareti in muratura, è stata costruita una "gabbia" di legno appoggiata su cuscini di feltro e sughero a loro volta sistemati su una base di legno. L'interno della gabbia veniva ricoperto da materiale fono assorbente con un vuoto d'aria verso la parete. Il soffitto, era invece rivestito con solide tavole di legno ad incastro. Mentre il pavimento poggiava su dei pannelli di legno per attutire il rumore. Curioso il modo empirico di scelta dei materiali per l'isolamento acustico. Per oltre sei mesi, durante la costruzione del palazzo, una piccola stanza con finestra veniva utilizzata per compiere prove di acustica. Un microfono era continuamente collegato con gli studi di via Maria Cristina a circa 2 km di distanza; qui venivano creati i rumori più disparati per poter compiere delle scelte sui materiali da utilizzare: "Il canto forte di cinque uomini nell'ambiente vicino, il suono di un gong percosso con tanta forza, il rumore di una cassa da legno battuta, quello di un trave a doppio T sospeso ad una fune, il suono di un clackson e di una cornetta di automobile ripetutamente riprodotto. Verso strada, oltre a questi rumori, furono messi in marcia contemporaneamente due camions davanti alle finestre ed anche il rumoroso motore a scoppio di una motocicletta". Sarà forse curioso sapere che di tutti questi suoni il più facile ad essere isolato sembra sia stato la voce umana, il più difficile "la cornetta di un automobile a lungo imbuto".
La fase ascendente della Radio Italiana arriverà almeno fino ai primi anni della guerra. Molti i centri di trasmissione costruiti nelle varie città, aumentano la potenza i trasmettitori, ci si attrezza con le prime macchine di incisione per i dischi, si acquistano vetture per le riprese esterne.
Il 10 settembre del '43, due giorni dopo l'armistizio, la sede e gli impianti dell'Eiar, vengono occupati dai tedeschi dopo che si sono insediati nella capitale. Un accordo tra il Ministero della Cultura Popolare e le autorità germaniche, che legittimava l'occupazione, viene ufficialmente comunicata al Direttore generale Raoul Chiodelli.
Per due giorni la radio italiana tace, poi riprende con la propaganda fascista sotto il controllo tedesco. Il tenente della Wehrmacht, Theil, diventa il primo annunciatore in lingua italiana.
Il 4 giugno del '44, gli americani entrano in Roma ed i tedeschi fuggono, non prima di aver distrutto i grandi trasmettitori di prato Smeraldo e di Santa Palomba e dopo aver asportato tutte le apparecchiature del modernissimo impianto di via Asiago. Due giorni dopo, alle 13.00, Radio Roma apre le nuove trasmissioni annunciando l'avvenuta liberazione dell'emittente, passata sotto il controllo del PWB (Psycological Warfare Branch), cioè del movimento delle radio libere. Il 13 agosto vengono nominati, su iniziativa del Governo presieduto da Ivanoe Bonomi, i nuovi vertici ella Radio Italiana, il nuovo direttore è Luigi Rusca. Qualche giorno dopo la Direzione Generale dispone che tutto il personale dell'EIAR venga sottoposto all'esame di una Commissione istituita per l'epurazione del personale. Con DDL del 26 ottobre 1944, n. 457, la denominazione EIAR viene trasformata in RAI, Radio Audizioni Italia.
Inizia da questo momento la ripresa dell'azienda radio, vengono ripristinati i trasmettitori a partire dal sud della penisola con materiale portato dagli alleati. Vengono ripristinati i vecchi studi dapprima con materiale scampato alle distruzioni, poi con nuovi e più sofisticati apparecchi. Alla fine del conflitto, oltre l'85% delle attrezzature era stata distrutta e quindi ci vorrà qualche anno perchè la produzione possa tornare a regime, ma nel frattempo l'azienda si organizza. Il 3 novembre 1946 entra in funzione il nuovo modello editoriale-organizzativo. Con i due programmi nazionali ad onda media, rispettivamente attraverso una Rete Rossa, la futura Radiouno, e la Rete Azzurra.
Via Asiago, nel '49, conosce una fase di ampliamento edilizio. Ai sette auditori originali, se ne aggiungono altri dieci: tre sale per il giornale radio, tre per le registrazioni ed altre tre nuove sale a disposizione degli annunciatori che devono assistere i programmi in trasmissione. Viene poi costruita la grande sala M, oltre 400 m cubi, destinata al varietà.
Le salette di registrazione vengono attrezzate con 12 macchine Farchild a due velocità per l'incisione dischi, con due magnetofoni a nastro della EMI e sei magnetofoni Farchild. Ogni saletta, è dotata da due a quattro giradischi. Vengono poi acquistati nuovi automezzi per le registrazioni esterne.
Vengono ripristinati i collegamenti con la rete urbana di Roma, installati nuovi cavi verso i gruppi trasmettitori di prato Smeraldo e Santa Palomba, si attivano i terminali telefonici con i principali teatri, col senato e con la Camera dei Deputati, oltre che con diversi locali pubblici.
Nel Palazzo della Radio di via Asiago, operano con continuità vari complessi stabili: un'Orchestra sinfonica di 83 elementi, un'Orchestra ritmo-melodica di 53 elementi, un'Orchestra di ballo di 15 elementi, un coro di 75 elementi, una Compagnia di prosa di 20 elementi, una Compagnia di rivista di 14 elementi.
Questa la situazione della RAI alla vigilia della prima trasmissione televisiva, del 4 gennaio 1954. Da questa data, inevitabilmente, la storia della radio si unisce a quella della TV. Il 10 aprile '54, la società assume l'attuale nome di RAI-Radiotelevisione Italiana. L'anno seguente, sempre dagli studi di via Asiago, iniziamo i primi gazzettini regionali, una caratteristica che diventerà tipica della radio la quale sempre di più esprimerà così la propria vocazione informativa. Nel '58, alcuni studi vengono utilizzati per trasmettere il servizio di filodiffusione mentre nel '62 prendono il via le trasmissioni in onda corta per l'estero, dagli uffici della Presidenza del Consiglio, in via Po, a Roma. Il 30 gennaio 1976, a seguito della "legge di riforma del settore radiotelevisivo,", la famosa legge 103, nascono le tre reti nazionali (Radio1, Radio2, Radio3) e vengono divisi per rete i giornali radio (Gr1, Gr2, Gr3).
Il 9 ottobre 1984, in occasione del sessantesimo anno della nascita della Radio, entra in funzione il Super Radio, un impianto tecnico d'avanguardia per il controllo e lo smistamento di tutti i segnali audio. Una inaugurazione solenne, con le più alte cariche dello stato dove in questa occasione il Presidente della Repubblica Pertini ha ricordato i suoi trascorsi da speaker in una emittente libera francese nel suo esilio in Francia, durante la seconda guerra mondiale.
Nel novembre 1992, entrano in funzione le nuove "suites" radiofoniche,una per ogni rete. Ciascuna è composta da 2 sale di trasmissioni, una redazione ed una sala telefoni e realizzate secondo le più moderne esigenze tecnologiche in grado di rendere la produzione radiofonica più immediata, confortevole e di qualità. La filosofia progettuale delle suites risponde essenzialmente a due criteri: quello della integrazione delle varie fasi relative alla messa in onda e a quello della comunicazione all'interno dei vari ambienti e con l'esterno. Ancora oggi, da queste sale, vengono trasmessi i programmi di Radiorai.
Negli anni successivi si è introdotta l'informatica, in particolare nella realizzazione di programmi generati in modo automatico, tra i quali la Filodiffusione, SatelRadio (un programma destinato all'estero e diffuso solo via satellite) e i programmi in Onda Corta (trasmessi in 19 lingue). I primi impianti sono essenzialmente costituiti da due o più juke-box di compact disk comandati da un pc sul quale viene fatta la programmazione musicale e che integra parti registrate su hard disk (jingle, identificativi, programmi registrati da altre reti, etc...) il tutto sincronizzato con il segnale orario proveniente dall'Istituto Galileo Ferraris.
Dal 1996 si sono realizzati soltanto impianti digitali: la sala B, destinata alla ripresa di grandi eventi specialmente dal vivo, la sala C per la prosa di alta qualità e cinque sale RS per le normali produzioni radiofoniche. Si tratta di impianti digitali ai massimi livelli tecnologici con un elevato grado di automazione delle funzioni di missaggio e di produzione, grande flessibilità operativa e integrazione con gli apparati di registrazione multipista su hard disk. Anche l'acustica è stata progettata e realizzata dai più importanti specialisti a livello mondiale.
Oggi Via Asiago produce i programmi di Radiodue e Radiotre oltre che a numerosi altri programmi registrati. Tutt'ora è la sede amministrativa della radiofonia.